La risposta dell’Ordine TSRM e PSTRP di Milano alla DG Ramponi: “I ruoli dirigenziali assegnati alle Professioni Sanitarie non devono essere un’eccezione. Il futuro della sanità passa dalla valorizzazione di tutte le competenze”

In data 18 gennaio veniva pubblicata sul sito internet de “La Provincia di Cremona” un’intervista alla neo-Direttrice Generale dell’ATS Val Padana Dott.ssa Ida Ramponi. In tale intervista si legge: “LA CARENZA DI ORGANICO – Il tema della ‘fuga’ di personale, che ultimamente attanaglia molti comparti del sistema sanitario, non tocca particolarmente l’ATS Val Padana. Più problematica, a detta di Ramponi, è la difficoltà di reperimento di figure professionali: «Abbiamo alcuni settori in cui c’è solo una persona a dirigere, il che è fonte di difficoltà. Ad esempio, abbiamo dei dirigenti delle professioni sanitarie che ricoprono il ruolo di dirigenti sanitari benché non siano igienisti…” 

Replica Diego Catania, Presidente dell’Ordine dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione (TSRM e PSTRP) di Milano, Como, Lecco, Lodi, Monza Brianza e Sondrio: “Non mi è chiara la perplessità della Dott.ssa Ramponi in merito alla dirigenza delle Professioni Sanitarie. Se la difficoltà riscontrata è in generale la mancanza di Dirigenti, concordo che questa problematica colpisce tutte le Aziende Sanitarie e che rappresenta senza dubbio un fattore limitante per un’efficiente erogazione delle prestazioni sanitarie al cittadino.

Se il problema è la presenza di Dirigenti delle Professioni Sanitarie ‘non Igienisti’, e dunque, supponiamo, che non siano medici specialisti in Igiene Medicina Preventiva e Sanità Pubblica ma che siano, invece, Professionisti dell’area sanitaria tecnica, della riabilitazione e della prevenzione, l’affermazione è più problematica ed evidenzia una confusione di ruoli.

Il riconoscimento dell’importanza di tutte le Professioni Sanitarie è un concetto che la stessa Regione Lombardia ha riproposto più volte lungo il percorso di rinnovamento dell’impianto legislativo della sanità regionale, a partire dal lontano 1997, e riaffermato più di recente nella L.R. 33/2009, con ulteriori emendamenti in tal senso nella L.R. 22/2021. Ne ricordiamo uno in particolare, proposto da questo Ordine insieme agli altri Ordini TSRM e PSTRP della Lombardia, accolto nel nuovo testo di legge con il riferimento alla “valorizzazione di tutte le aree delle professioni sanitarie” nella redazione dei Piani di Organizzazione Aziendale Strategici (art. 9 L.R.22/2021)”.

“L’assunzione di Dirigenti delle Professioni Sanitarie contribuisce, altresì, a concretizzare alcuni dei principi ispiratori della Legge Regionale attualmente in vigore, come la continuità tra ospedale e territorio, l’importanza delle cure di prossimità e lo sviluppo di modelli di presa in carico per i pazienti più fragili” aggiunge Catania. “L’obiettivo è lo sviluppo di un’organizzazione territoriale attenta ai bisogni reali della persona e articolata in diversi ambiti di intervento, dalle attività di screening, prevenzione e tutela della salute, passando per l’erogazione delle prestazioni terapeutiche e diagnostiche fino al supporto riabilitativo nella convalescenza e nella cronicità. Questi obiettivi possono essere raggiunti anche grazie a una dirigenza in grado di analizzare i bisogni specifici per il comparto di riferimento. In altre parole, a prevalere dovrebbero essere le logiche funzionali e non quelle di corporazione: del resto, l’era COVID ci ha dimostrato come la tenuta del sistema sociosanitario lombardo richieda l’intervento e la sinergia di molteplici profili”.

“Sono altre, a nostro avviso, le criticità organizzative che dovrebbero suscitare stupore” conclude Katia Razzini, Componente del Consiglio Direttivo dell’Ordine TSRM e PSTRP di Milano. “Ci rivolgiamo quindi a Ramponi per rimarcare come l’affidare ruoli dirigenziali a profili dell’area sanitaria tecnica, della riabilitazione e della prevenzione sia, al contrario, un passo virtuoso nella direzione della multidisciplinarietà. Nel 2024, la prospettiva di erogare prestazioni sanitarie senza l’opportuna valorizzazione di tutte le Professioni coinvolte appare poco redditizia, poco lungimirante e fuori fuoco rispetto al futuro”.